Caro vita e aziende florovivaistiche, Vincenzo Malafronte:”Siamo in ginocchio” Pagina Facebook Voce di Strada Profilo Twitter Voce di Strada

Il presidente del Consorzio produttori florovivaisti campani illustra la situazione in cui si trova il settore

Caro bollette e aumento materia prima colpisce anche le aziende florovivaistiche. Tanto che quest’anno potremmo ritrovarci senza fiori freschi in occasione della festività di Ognissanti e della ricorrenza del 2 novembre. 

A lanciare l’allarme è Vincenzo Malafronte, presidente del Consorzio produttori florovivaisti campani.

Presidente anche le aziende florovivaistiche sono in sofferenza?

“Molti produttori stanno pensando di fermare la produzione. I costi sono troppo elevati  e saremmo costretti a portare sul mercato fiori con prezzi esorbitanti.  Abbiamo grosse difficoltà legate al rincaro delle bollette della luce e del gas. Da ottobre dobbiamo iniziare con il riscaldamento delle serre. Abbiamo già programmato le colture per le festività che subiranno inevitabilmente l’aumento dei prezzi parliamo ad esempio delle stelle di Natale. Ci troviamo a dover affrontare un aumento delle bollette del 100 per cento in più. Qualcuno anche del 200 per cento. Poi vanno considerati gli aumenti delle materie prime dai concimi agli imballaggi, ai carburanti. In questo caso parliamo di un incremento di almeno il 30 per cento. Le bollette sono stet la stangata finale. Questi aument mettono a dura prova anche i più coraggiosi”. 

Il Consorzio produttori florovivaisti campani da quanti soci è costituito?

”  Siamo circa cinquecento aziende in Campania, costituiamo il 60 per cento delle imprese presenti nella nostra regione. Il nostro Consorzio è attivo da  sette anni abbiamo portato avanti tante battaglie anche durante il periodo covid. Cerchiamo di portare avanti le realtà della Campania”. 

Molte le aziende a rischio chiusura 

” Con l’inverno alle porte programmare delle coltivazioni a perdere non è assolutamente pensabile. lavorare per perdere è  illogico. Molte aziende stanno pensando di chiudere. Una delle soluzioni per risparmiare sono i pannelli ecologici ma questi non risolvono il problema e comunque non coprono tutte le spese. I costi non vengono azzerati. Oggi è molto duro programmare. Un’altra preoccupazione è la sorte dei nostri dipendenti. Parliamo di 20.000 addetti diretti che collaborano con le nostre aziende senza contare tutti i collaboratori collaterali del settore. Questa speculazione energetica, perchè si tratta di questo, sta mettendo a dura prova, come dicevo, il nostro settore anche i più coraggiosi “. 

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