Salerno. “Lo spacchettamento del servizio personale intervenuto nell’Asl Salerno ha determinato la paralisi dell’azienda e basta vedere la produzione degli atti deliberativi a testimonianza che il burocratismo imperante ha causato lo stallo delle attività“.
Le sigle sindacali Cgil Fp, Cisl Fp, Uil Fpl preannunciano lo stato di agitazione e un’assemblea generale per il prossimo 3 febbraio, alle 10, presso la sede sindacale di via Nizza a Salerno.
“Se a tutto ciò si aggiunge che anche per quanto attiene le procedure interne la stasi è totale ed insopportabile – dichiarano i segretari provinciali di Cgil Fp, Cisl Fp, Uil Fpl rispettivamente Antonio Capezzuto, Alfonso Della Porta e Gennaro Falabella – allora non è peregrino ipotizzare che l’ente non è governato ovvero è attualmente gestito con paura e timori insostenibili per coloro che aspirano a gestire le dinamiche di un’azienda complessa come quella sanitaria. Le fobie amministrative alimentate da dirigenti sprovveduti e forse inadeguati, hanno fatto traboccare il vaso anche alla luce dell’assenza di momenti di confronto con il sindacato, condizione che sta gravemente minando i diritti di tutti i lavoratori. Infatti si sono arbitrariamente bloccati i processi di stabilizzazione del personale avente i requisiti previsti dalla legge Madia per la trasformazione dei contratti da tempo determinato in indeterminato e assenza di qualsiasi procedura di ricognizione; blocco illegittimo delle progressioni orizzontali; blocco dell’utilizzo in convenzione delle graduatorie per stabilizzare il personale con contratto a tempo determinato, giovani operatori e padri e madri di famiglia che sono costretti ad abbandonare il nostro territorio ovvero a rinunciare agli incarichi, comunque abbandonando le nostre strutture sanitarie che già nell’ordinario sono sull’orlo del collasso; blocco dell’applicazione dell’articolo 30 per favorire la stabilizzazione del personale attualmente assegnato temporaneamente presso l’Asl Salerno. Si continua a mantenere il blocco dei concorsi – continuano – con grave perdita di chance per i lavoratori interni interessati; attribuzione degli incarichi di organizzazione ad personam, alcuni di decennale memoria e assenza di regolamentazione sui relativi affidamenti; mancata attivazione dei servizi delle professioni sanitarie e relativa mancata attivazione della dirigenza del comparto; mancata ovvero ancora parziale erogazione delle quote di premialità Covud previste dalla Regione per il periodo marzo/aprile 2020; mancato riconoscimento delle indennità di malattie infettive per il personale adibito nelle strutture Covid ovvero impegnato a fronteggiare l’epidemia in atto senza una uniformità applicativa; mancato riconoscimento dei 15 minuti per attività di vestizione/svestizione e consegna e dei festivi infrasettimanali; si perpetra l’azzeramento orario indiscriminato a fine anno del lavoro straordinario; non si autorizzano più i permessi studio; non si autorizzano più le aspettative per Legge 104; mancata regolamentazione smart working; mancato adeguamento del sistema informatico per la rilevazione dei congedi parentali, permessi per vaccinazioni, permessi sindacali e non adeguamento dello stesso alla rilevazione dei minuti di accavallamento orario previsto dai contratti di lavoro; mancata erogazione degli stipendi al personale a tempo determinato a seguito di rinnovi contrattuali lavorati con estremo ritardo; apertura di posti letto dedicati al Covid senza personale e mancato adeguamento delle unità operative al fabbisogno assistenziale. E queste sono solo la punte di un iceberg, poiché nelle strutture periferiche ogni direttore è un podestà della domenica”. Antonio Capezzuto, Alfonso Della Porta e Gennaro Falabella concludono:” È giunto il momenti di dire basta. Se la direzione strategica con un autorevole intervento non è capace di circondarsi di dirigenti capaci, forse è il momento di pensare seriamente ad un cambio di gestione“.