Piana del Sele. Prezzo del latte ribassato, da 1,80 euro al litro a 1,55 euro, e ritenuto insufficiente per mantenere i livelli di investimento e redditività accettabili nelle aziende bufaline. Il fulcro della questione è questo, ma non solo. Dati falsati, prodotto non tracciabile e privo di garanzie: gli allevatori salernitani, casertani e laziali sono ormai sul piede di guerra e sono pronti a scendere in piazza, fino allo sciopero del latte nel caso non venissero ascoltati.
La redazione di Voce di Strada ha fatto il punto della situazione con Ettore Bellelli, presidente di Coldiretti Campania.
Quali sono le principali problematiche che riguardano il prezzo del latte e cosa le ha determinate?
“Le cause sono molteplici. Di certo ha inciso la riduzione della vendita della mozzarella di bufala Dop, stimata in circa il 2 percento in meno rispetto allo scorso anno, e dall’altro lato anche l’aumento della produzione di latte, di circa l’1 percento. Dati, questi, facilmente reperibili tramite il Cral ( mercato del latte). Ci sono, poi, tutta una serie di situazioni da verificare, che gli allevatori denunciano: dai dati falsati alla presenza di cagliate provenienti da altri Paesi. Dall’altra parte, i caseifici lamentano l’eccedenza di produzione del latte, la necessità di ricorrere al congelamento con conseguente immobilizzazione del capitale, costi relativi al procedimento e, alla fine, l’impossibilità di utilizzare quel latte dopo lo scongelamento per produrre prodotto Dop.“
Cosa si può fare per gestire l’eccedenza di produzione di latte e garantire una distribuzione equa?
“Bisogna innanzitutto fare chiarezza e trasparenza su tutti i procedimenti, anche per definire i contorni della problematica. Poi vanno sicuramente attivate le misure di riequilibrio del mercato del latte. Bisogna far capire che il mercato è stagionale, perché la mozzarella si vende prettamente in estate. Con l’entrata in vigore del prezzo unico per tutto l’anno, diciamo che gli allevatori hanno intuito, se così vogliamo dire, che il prodotto fosse effettivamente necessario allo stesso modo per tutti i dodici mesi. In realtà, non è affatto così, e dunque bisogna tornare a una produzione orientata alle reali necessità del mercato.”
Coldiretti propone un contratto tra allevatori e imprenditori caseari che viaggia nella direzione di assicurare a entrambe le parti in causa le dovute garanzie, orientato alla produzione di un prodotto di alta qualità.
“Noi lo abbiamo proposto dallo scorso anno. L’idea di fondo è stabilire innanzitutto dei parametri e dare delle indicazioni di prezzo, definiti dallo stesso mercato, rispetto alla qualità del latte che viene prodotto. L’obiettivo è anche quello di evitare pratiche sleali, con modifiche al prezzo su base unilaterale, come avvenuto col latte di vacca. Il contratto stabilisce una seri di regole e parametri a cui deve sottostare sicuramente il caseificio, ma anche l’allevatore, perché l’idea di fondo è garantire equità per ambo le parti. Dunque, qualità e requisiti minimi sono alla base per tutti, ma vi sono anche criteri di premialità per chi è più bravo. L’importante è l’obiettivo finale: creare un prodotto che sia di alta qualità.”
Quanti sono, allo stato, gli allevamenti dell’area Salernitana?
“Nel salernitano vi sono circa 400 allevamenti, con diversi caseifici che si occupano di produrre mozzarella Dop. A livello nazionale, il numero di caseifici che marchiano Dop è 110 per circa 2.000 allevamenti idonei a produrre latte Dop. Parliamo ovviamente dell’area di riferimento che comprende basso Lazio, Campania in massima parte e Puglia.”
Quali iniziative si possono mettere in campo, tenendo conto dello stato attuale delle cose e anche del preannunciato sciopero degli allevatori?
“Sicuramente, bisogna andare a fondo e verificare tutte le segnalazioni e le criticità evidenziate. La soluzione ottimale è poi dialogare sui tavoli istituzionali, per cercare e ottenere soluzioni concrete per il settore e per le parti coinvolte. Sono convinto che non serva fare caciara, partire con le grandi proteste e cercare la visibilità mediatica a tutti i costi. Gli obiettivi sono importanti, e noi li condividiamo in toto, ma le modalità che intendiamo utilizzare sono sicuramente differenti ed è il motivo per cui non prendiamo parte a tutte le manifestazioni. Le proteste plateali possono avere effetti collaterali non controllabili, come raccontare le cose in una maniera distorta o creare maggiori danni all’immagine dell’intero settore nell’immaginario del consumatore. Oggi la nostra Dop è terza a livello nazionale e prima nel Sud Italia, rappresentando un valore aggiunto per il territorio. Questi livelli vanno preservati nel modo giusto. Da qui, l’esigenza di mettere in campo le giuste azioni di verifica sulla correttezza dei dati e agire, poi, di conseguenza nell’interesse di tutte le parti coinvolte.”