Patrizia Ciancio, si è incatenata all’ingresso del Comune di Eboli. Due mesi fa, una stufa in casa incendiò il suo appartamento danneggiando seriamente l’intero fabbricato Acer nel Rione Paterno. La donna è stata ospite in un albergo per sette giorni. Da fine dicembre vive in auto.
“Sono stata all’Acer, mi aveva fornito due case ma il Comune ha detto che sono già occupate’. Mi hanno detto che mi troveranno una sistemazione – afferma la donna – in una casa famiglia perchè non c’è disponibilità di case. Ho due bambini che ho collocato dalla nonna, ne hanno passate già troppe, andrò soltanto io in casa famiglia . Vorrei sapere quando sarà risolta la situazione. La mia casa è stata sequestrata ed io sono in mezzo ad una strada “.
La donna sarà collocata in una casa famiglia nell’attesa di una sistemazione diversa. I suoi due figli per il momento sono affidati alla nonna.
Le assistenti sociali hanno convinto la donna, in attesa di provvedimenti da parte dell’ex istituto case popolari per eseguire i lavori di sistemazione dell’alloggio danneggiato, a liberarsi dalle catene e a trovare alloggio provvisorio presso una casa famiglia a spese del Comune.
L’Acer ha già richiesto il dissequestro dell’immobile per provvedere ai lavori di ristrutturazione. La soluzione della casa famiglia, per altro, le era stata già proposta nell’immediatezza dell’incendio ma la donna aveva rifiutato sperando di poter rientrare a breve nell’abitazione incendiatasi.