Serre. “Non chiedo nient’altro che abbracciare i miei figli” A parlare è Paola 32 anni di origine rumena che da anni combatte per poter avere l’affidamento dei due figli che vivono con i nonni paterni a Serre. La sua storia inizia nell’aprile del 2007.
LA STORIA DI PAOLA
“ Sono venuta dalla Romania per lavorare in Italia e dare un futuro a mio figlio – racconta Paola – qui ho incontrato quello che sarebbe stato il mio compagno. Purtroppo con lui la vita non è stata facile, mi maltrattava. Comunque la convivenza è continuata e nel 2009 sono rimasta incinta di due gemelli però purtroppo uno dei bimbi l’ho perso. Durante il periodo della gravidanza non potevo vedere o parlare con i miei genitori. Con la nascita di mio figlio speravo che il suo atteggiamento cambiasse. Per un po’ è stato così beveva di meno, non alzava le mani era più tollerante ma è durato poco”. Paola continuamente invitava il suo compagno a cambiare atteggiamento senza risultato. “ Mio figlio non è stato bene – continua Paola – nemmeno in quella occasione ha cambiato atteggiamento. Lui mi diceva che io dovevo solo cucinare e fare figli e non avevo alcun diritto. Ho vissuto con la paura e vittima di continui maltrattamenti. Nel 2012 sono caduta in depressione. Mia madre è venuta a vivere con me. Sono riuscita ad uscire da quello stato e mi sono rimessa in piedi”.
I MALTRATTAMENTI SONO CONTINUATI
I maltrattamenti purtroppo sono continuati. Un giorno mi ha dato uno schiaffo e ho sbattuto contro una finestra e sono svenuta”. Paola ad un certo punto decide di andare via e viene ospitata in una casa famiglia e procede con una denuncia. “Non volevo più sapere niente di lui. Dopo una settimana mi chiama pregandomi di ritornare con lui – evidenzia Paola – mi promette che si comporterà bene, mi chiede perdono. Decido quindi di dargli un’altra possibilità e con i miei figli torno da lui. Nel 2012 rimango incinta e nasce mia figlia. Tiravo avanti con la speranza che cambiasse. Sono cresciuti i bambini”. Poi all’improvviso il compagno accusa un malore e viene portato in ospedale. Dopo un paio di settimane muore per emorragia cerebrale. A questo punto, secondo quanto racconta Paola, i parenti le dicono di andare via di casa. “ Mi hanno addirittura accusata che avevo dato qualcosa al mio compagno – continua – hanno iniziato a dirmi che dovevo andare via. Mi dicevano che essendo rumena non ero degna di crescere i bambini e mi minacciavano. Ho preso i miei figli e sono andata a casa da mia madre. Contestualmente cercavo lavoro e una casa dove trasferirmi. Intanto le minacce dei familiari del mio compagno continuavano”. Paola ad un certo punto decide di lasciare i due figli avuti con il compagno ai nonni paterni “ firmo una carta dove dichiaro che non li abbandono ma me ne vado per motivi di lavoro. Sono tornata in Romania con i miei genitori e l’altro mio figlio. Da quel momento non sono più riuscita ad vere contatti con i miei figli. Li ho sempre cercati non li ho mai abbandonati”.
Paola ha iniziato un procedimento giudiziario per riavere i figli la cui custodia è stata affidata ai nonni paterni “ i miei figli devono stare con la loro mamma. Ho fatto ricorso contro l’affido dato alla nonna. Chiedo di avere i miei figli con me, sono in grado di sostenerli. Ai miei figli hanno detto che la madre è morta, io non ho mai smesso di amarli. Continuerò a combattere per loro”.