[VIDEO] Sala Consilina, fatture e compensazioni false: maxi sequestro, 6 indagati Pagina Facebook Voce di Strada Profilo Twitter Voce di Strada

Sala Consilina. Nei  giorni   scorsi,  la Guardia di Finanza  del  Comando  Provinciale di  Salerno,  su disposizione di questa Procura  della Repubblica, ha eseguito  un decreto di sequestro preventivo finalizzato  alla confisca  per equivalente,  per oltre un milione  e mezzo  di euro, nei  confronti  di sei soggetti,  indagati  a vario  titolo per  diversi  reati  di natura tributaria.

Le  attività   investigative sono  state  avviate  alla  luce  delle  anomalie  riscontrate   nel corso  di una verifica  della  posizione  fiscale  di un’impresa  edile  di Canegrate  (MI), che nel 2015 aveva trasferito  la sede legale a Sala Consilina (SA), presso  lo studio di un commercialista salernitano. Si tratta  di una circostanza anomala, soprattutto  se si considera che  l’originario amministratore di  Legnano  (Ml)  aveva  contestualmente intestato la società  a due prestanome, di cui uno già noto alle forze  dell’ordine, con precedenti, tra gli altri, per associazione  a delinquere  e autoriciclaggio.

Nonostante  il  cambio   di  domicilio,   l’azienda  continuava   ad  emettere  documenti fiscali con la vecchia  intestazione,  che riportava l’ubicazione nella cittadina dell’hinterland milanese,  così da non destare sospetti nella clientela.

Parallelamente,  per  “schermare”  l’operatività  di  quella  cartolarmente  ceduta,  che versava   da  tempo   in   una   situazione   di  grave   dissesto   finanziario  per  i  debiti accumulati   con  il Fisco,  il titolare  de facto  aveva  avviato  in Lombardia due nuove imprese,  sempre  operanti in analoghi settori commerciali. L’incrocio  della  documentazione acquisita  dai  Finanzieri di  Sala Consilina con  gli accertamenti  bancari   svolti   ha  permesso   di   ricostruire   che   l’impresa  verificata, proprio  per eludere  le  rivendicazioni dei  creditori,  era  stata  “svuotata” di  tutto  il patrimonio, mediante  la cessione fittizia  di beni strumentali e rami d’azienda alle due società  neo-costituite.

Nel  corso  degli  approfondimenti,  gli  inquirenti  hanno  poi appurato  che  i titolari  di queste  ultime, sotto  la guida  “tecnica”  del  professionista  di  Salerno (L. C.,  classe ’48), avevano  pure adoperato  una serie di  éscamotage contabili,  per risolvere  a modo loro i “problemi” con il Fisco.  In sostanza,  ricorrendo  all’emissione e all’utilizzo di fatture   false,    gli   indagati   riuscivano   a   documentare   sistematicamente   crediti d’imposta in realtà  del tutto  inesistenti, con cui annullavano le esposizioni  debitorie verso   lo  Stato,  compresi   i  contributi   previdenziali  ed  assistenziali  dei  lavoratori dipendenti.

Ed infatti, il personale  impiegato presso le aziende lombarde era rimasto in carico alla società  del  Vallo  di Diano,  che  in ogni caso non  sosteneva  alcun  esborso,  proprio grazie a queste artificiose  compensazioni. Ricostruito il complessivo meccanismo  di evasione fiscale, il gip del Tribunale alla sede – su richiesta  di questa Procura  – ha disposto  il sequestro  preventivo  di beni e disponibilità finanziarie  nella disponibilità dei sei indagati e delle tre società, fino alla concorrenza dell’importo di 1,7 milioni di euro, così da garantire tutti i crediti erariali insoluti emersi  nello sviluppo delle indagini.

 I responsabili sono ora chiamati  a rispondere delle gravi fattispecie  di natura  penal- tributaria ipotizzate  a loro carico, quali l’indebita compensazione con falsi crediti,  la sottrazione fraudolenta al pagamento  delle  imposte, l’emissione e l’utilizzazione di fatture per operazioni  inesistenti, accuse per le quali rischiano  condanne  fino a 8 anni di carcere.

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