Castel San Lorenzo. Siamo giunti all’ultima puntata di “Speciale Prisma – Storie di frontiera”, il progetto intrapreso da “Voce di Strada” insieme con il Centro di accoglienza straordinaria di Castel San Lorenzo. Protagonista di questa terza puntata è Joy, 26 anni, madre di una bambina. La piccola vive con la madre in Italia. Joy proviene da un villaggio della Nigeria, dove viveva insieme con la sua famiglia. Il padre era malato e lei ha fatto diversi lavori per aiutare i suoi cari ad andare avanti. Quando ha scoperto di essere incinta, insieme con il compagno e un amico ha deciso di tentare la strada per un futuro migliore. Dalla Nigeria si è spostata in Libia dove però le cose si sono complicate. I suoi compagni di viaggio sono stati rimpatriati e Joy è rimasta sola, in una prigione libica dove ha dato alla luce sua figlia. Da lì è stata fortunatamente fatta uscire e fatta salire su uno dei tanti barconi che sono poi approdati in Italia. Un viaggio della speranza, in bilico tra la morte e la vita, che Joy ha affrontato insieme con la sua bambina. Anche per lei, come per molte delle sue compagne, l’incubo della strada della prostituzione all’orizzonte. Una strada che, però, Joy si è rifiutata di percorrere. Insieme con la sua piccola è giunta presso il Cas di Castel San Lorenzo e ora spera di poter trovare un lavoro. “Un’occupazione qualsiasi – precisa quando parla di sé – perché so fare tutto, anche se la mia passione è la moda”. Un viaggio, quello affrontato in queste tre puntate speciali di Prisma, che ha voluto raccontare le storie di giovani donne vittime di violenze e orrori.
“Abbiamo voluto dedicare questa iniziativa alle migranti – spiega il direttore Sabetta – a coloro che sono partite dalla Nigeria e ora sono qui in Italia, ospiti nel Cas di Castel San Lorenzo. Abbiamo raccolto le testimonianze di chi ha vissuto momenti davvero drammatici. Abbiamo chiesto loro quali motivazioni le hanno spinte a lasciare la Nigeria, loro paese d’origine diventato il paese della sofferenza. Ci hanno raccontato come sono state costrette a lasciare anche i loro bambini e il sentimento che le accomuna è quello di poterli riabbracciare, insieme con le proprie famiglie. Sofferenze, povertà, violenze. In queste donne abbiamo però ritrovato la voglia di rifarsi una vita, di ricominciare qui, in Italia. E a loro e alle storie che ci hanno raccontato abbiamo deciso di dare voce”.
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