Atena Lucana, debito di 832mila euro con Agenzia Demanio: ma il Comune si oppone Pagina Facebook Voce di Strada Profilo Twitter Voce di Strada

Atena Lucana. 832.225 euro: a tanto ammonta la somma che l’Agenzia del demanio ha chiesto al Comune di Atena Lucana, in esecuzione di una sentenza della Corte di Cassazione del gennaio 2017. Il Comune, retto dal sindaco Luigi Vertucci, ha dato mandato per agire in via extragiudiziale e giudiziale, con l’aiuto di un professionista esterno, per la difesa dell’ente.

I FATTI

La vicenda ha origine nel 1981, quando sono state occupate d’urgenza, al fine di realizzare gli alloggi ad elementi prefabbricati da destinare al ricovero delle popolazioni rimaste senza tetto a seguito del sisma nel novembre precedente, due aree dell’ex Demanio Ferrovie a servizio della dismessa ferrovia Atena – Marsico Nuovo. I termini dell’occupazione legittima d’urgenza furono prorogati fino al marzo del 1988. Il consiglio comunale di Atena Lucana deliberò la definizione della procedura di esproprio delle aree, dando mandato al sindaco per gli adempimenti consequenziali con oneri economici a valere su fondi Cipe. L’indennità di esproprio ammontava a 47.154.000 lire, precisando che nel termine di 30 giorni l’espropriato poteva convenire con il Comune la cessione volontaria degli immobili per un prezzo che non superasse il 70 percento dell’indennità determinata. Il Ministero delle Finanze di dichiarò disponibile alla cessione volontaria, previa maggiorazione del 70 percento. Il Comune di Atena Lucana rifiutò la proposta, in quanto l’indennità era stata determinata sulla base dell’U.T.E. di Salerno, secondo il valore di mercato e, pertanto, la maggiorazione richiesta non era dovuta. L’ente non emise il decreto di esproprio e l’occupazione divenne illegittima. Nel 1991, il Ministero chiese il pagamento del valore venale dei terreni, il risarcimento danni e il pagamento residuo dell’occupazione legittima, ma non ha mai chiesto la restituzione delle aree, ritenendosi verificata la cosiddetta irreversibile trasformazione delle aree e quindi l’acquisizione delle medesime da parte del Comune per “accessione invertita o occupazione acquisitiva”, principio di requisizione della proprietà da parte degli enti pubblici utilizzato tra gli anni ’80 e ’90.

IL COMUNE CONDANNATO A PAGARE

A seguito del ricorso, il Comune di Atena Lucana è risultato soccombente, con un risarcimento quantificato in 377.796,53 euro per i danni, oltre interessi legali fino al pagamento, e 45.870 euro per l’indennità di occupazione legittima. Dopo l’esito della sentenza di secondo grado, in terzo grado la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso avverso la sentenza e riconfermato gli importi di risarcimento. Il Comune, dunque, è risultato debitore nei confronti dell’Agenzia del Demanio di 423.666 euro, oltre gli interessi che fanno lievitare la somma a 832.225 euro. Nel 2018 l’amministrazione comunale ha espresso la volontà di definire il contenzioso formulando una proposta di pagamento che prevedeva la liquidazione in un’unica soluzione della somma dovuta, con l’azzeramento però dell’aliquota interessi, motivata dal fatto che il mancato trasferimento dei beni ha cagionato un forte danno economico al Comune, che supera gli interessi legali sulle somme riconosciute dalla sentenza. Inoltre, stando a quanto accertato dall’ente comunale, “il Dipartimento del Territorio, previa redazione di apposito trasferimento, nel 2000 ha venduto illegittimamente a una coppia di coniugi parte del suolo già occupato ad Atena capoluogo dal Comune, per la quale si era già verificata la cosiddetta irreversibile trasformazione e quindi l’acquisizione al Comune per accessione invertita o occupazione acquisitiva”. Per queste motivazioni, pertanto, l’ente ha deciso di continuare a resistere in giudizio per evitare la corresponsione di oneri non dovuti. 

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