Aquara. Sarà l’esame autoptico, disposto sul corpo di Tonino Mucciolo, a stabilire la verità sulle cause, che hanno determinato il decesso dell’operaio 51enne, scomparso il 25 giugno, dopo le complicanze dovute ad un intervento di rimozione delle cisti di ghiandola surrenale. L’esame probabilmente sarà fissato nella giornata di domani. La vittima era capo operaio della comunità montana Alburni, padre di due figlie e nonno di due nipotini. A raccontare tutte le tappe di quei drammatici momenti, che hanno portato al decesso dell’operaio all’ospedale San Giovanni e Ruggi D’Aragona, è la figlia Bianca Mucciolo. “Mio padre, su consiglio del medico di famiglia, ha effettuato una visita presso il medico specialista che, in seguito, lo ha sottoposto all’operazione. Effettuata la visita specialistica, gli hanno dato appuntamento per il ricovero l’11 giugno alle 8 presso il reparto di chirurgia dell’ospedale “Ruggi D’Aragona”. Mio padre entra in reparto l’11 giugno per effettuare l’intervento chirurgico. Poi per altre emergenze gli viene comunicato che l’operazione sarebbe slittata il giorno successivo. Il 12 mio padre viene preparato in stanza dagli infermieri intorno alle 15.30. Alle 15.40 del 12 giugno, mio padre vede per l’ultima volta mia madre”. I familiari non sapevano che non avrebbero più rivisto il proprio congiunto vivo. “Eravamo tutti rilassati, aspettando che papà uscisse dalla sala operatoria, il chirurgo ci aveva assicurato che l’intervento – continua Bianca – sarebbe durato due ore circa. Il tempo trascorre, ma nessuna notizia di mio padre e dell’intervento. Alle 23 circa, dalla sala operatoria esce un medico dell’equipe che racconta solo bugie a mia madre dicendo che il surrene era stato salvato. Alle 23.30- continua a spiegare la figlia- esce il chirurgo che afferma di aver avuto un problema durante l’operazione, che aveva intaccato la vena cava ma che il medico vascolare aveva ripristinato il tutto, e che papà per eccesso di zelo, e sottolineo queste parole, avrebbe dovuto trascorrere la notte nel reparto di rianimazione”. I familiari mai avrebbero immaginato che non avrebbero più rivisto vivo il proprio caro. ” Mio padre, incosciente, continua a rimanere in sala rianimazione per altri 13 giorni circa fino al decesso, avvenuto il 25 giugno scorso. Alla notizia del decesso, espongo denuncia ai carabinieri della stazione di Mercatello. I militari – conclude la figlia – sequestrano la salma” . Titolare dell’inchiesta il Pm, Roberto Penna, il medico legale della Procura di Salerno, Giovanni Zotti. A seguire la famiglia, il team legale D’Alessio&Partners composto dagli avvocati Dario D’Alessio, Maria Attianese per l’azione civile, mentre per il penale l’avvocato Corrado Lombardi. Il medico legale invece nominato dalla famiglia è Aniello Siracuso. “Vogliamo la verità – conclude Bianca – su quello che è accaduto sfateremo tutte le bugie che ci hanno raccontato”.
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