Albanella, un anno dopo la tragedia: il ricordo di Desireè Quagliarella Pagina Facebook Voce di Strada Profilo Twitter Voce di Strada

Intanto la situazione del torrente Malnome resta immutata. Si attendono ulteriori interventi di messa in sicurezza

Albanella. Dodici mesi senza Desireè. Un anno fa, la ventiseienne di Stio Cilento, in tragico pomeriggio di pioggia battente che mise in ginocchio l’intero territorio, perse la vita dopo essere stata travolta da una colonna d’acqua in contrada Bosco Camerine.

DESIREÉ, STRAPPATA ALLA VITA DALLA FURIA DELL’ACQUA

Desireè Quagliarella doveva sposarsi, aveva tutta la vita davanti a sé. Da qualche tempo viveva ad Albanella, insieme con il compagno Cosimo. Quel tragico pomeriggio, viaggiava sull’auto guidata dal cognato Fabio. Lui riuscì miracolosamente a salvarsi, saltando fuori dalla vettura, ritrovata a un chilometro e mezzo di distanza, mentre Desireè venne trascinata dalla corrente. Il corpo venne rinvenuto lungo il ciglio della strada, in via Perelle, a qualche chilometro di distanza dal luogo dell’incidente. Sgomento e dolore, lacrime e urla di disperazione. Solo questo rimase di fronte a quel corpo privo di vita, rinvenuto senza abiti, strappati via dalla furia dell’acqua. Due comunità, Stio e Albanella, piansero per mesi quella morte, per molti evitabile. In ricordo di Desireè, qualche settimana più tardi, venne eretta un’edicola in legno che la ritrae, proprio nel punto in cui ha perso la vita. Non esiste separazione definitiva finchè esiste il ricordo, il tuo è sempre con noi: questa la frase che la comunità di Albanella ha voluto dedicare alla giovane Desirèe. Parole incise nel marmo, rese indelebili così come indelebile è il suo ricordo.  Bella, solare e piena di vita Desireè, con quel sorriso contagioso e un carattere dolce, tanto da essere amata da tutti: è rimasta nel cuore di familiari e amici, del suo fidanzato, ma anche dei tanti che non hanno potuto conoscerla, ma solo piangerne la scomparsa. 

IL MALNOME:  DOPO DODICI MESI LA SITUAZIONE È LA STESSA 

Intanto, dodici mesi dopo, nonostante i primi interventi di messa in sicurezza, la situazione non è affatto cambiata nei pressi del fiume Malnome. L’ente comunale, retto dall’ex sindaco Enzo Bagini, effettuò un intervento di somma urgenza lungo il torrente. Opere che costarono al Comune 80.000 euro, fondi reperiti in autonomia che il Genio civile avrebbe dovuto poi risarcire all’ente. Si trattò di interventi relativi alla messa in sicurezza delle aree situate in prossimità degli attraversamenti del torrente Malnome, per far defluire le acque, la pulitura di alcune strade e alcune frane. Vennero rimossi gli alberi abbattuti dalla pioggia, che ostruivano il passaggio delle acque, e i detriti in prossimità dei ponti.

La Regione Campania riconobbe al Comune di Albanella 50.000 euro per effettuare ulteriori lavori di messa in sicurezza, soprattutto in prossimità degli argini e nelle aree più prossime ai ponti, le uniche in cui il Comune era effettivamente autorizzato a intervenire, per garantire la viabilità. La competenza sul fiume Malnome, infatti, è del Genio Civile. L’ente albanellese, negli anni, ha inviato una serie di sollecitazioni per richiedere interventi, ma fino alla tragedia nulla è stato fatto.

Il Comune aveva presentato anche un progetto di mitigazione del rischio idrogeologico dell’area, nell’ambito del bando del Ministero dell’Interno. Un progetto che purtroppo non è rientrato in una posizione utile a garantire l’erogazione dei fondi, ben 213.661 euro. 

IL TORRENTE È IN CONDIZIONI PERICOLOSE

Non c’è pace per il torrente Malnome, dunque, che è stato spesso ricettacolo di rifiuti e interessato anche da sversamenti illegali. Il maltempo acuisce questa condizione di precarietà, causando frane e smottamenti che spesso impediscono il normale defluire del corso d’acqua e causano disagi. Della passeggiata lungo il fiume, realizzata diversi anni fa, è rimasto solo un lontano ricordo. Dopo la pulizia effettuata lo scorso anno la situazione è tornata pressappoco la stessa. Tutto è fermo, con cumuli di terra e pietrisco accantonati lungo le sponde e il torrente che, con cadenza regolare, torna a essere ostaggio degli inquinatori senza scrupoli. 

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