Aquara. Banche e blocco degli sconfinamenti. Ecco cosa ne pensa il direttore generale della Bcc di Aquara, Antonio Marino.
Direttore, cosa ne pensa di questa nuova norma della vigilanza sul blocco degli sconfinamenti sui conti correnti dal 1° gennaio?
“La nostra Banca ha dato ampia pubblicità a questa norma. In particolare, abbiamo inserito un comunicato ad hoc negli estratti conto ai correntisti al 31.12.20 ed inoltre abbiamo inviato un apposito comunicato BancaInforma a tutti gli indirizzi di posta elettronica presenti nelle anagrafiche. In effetti questa norma è stranamente poco reclamizzata sui grandi media ed è già in vigore in altri Paesi europei.“
In cosa consiste in pratica?
“Sarà sufficiente avere uno sconfinamento anche di 100 euro per un periodo di 90 giorni consecutivi e automaticamente il debito sarà classificato come NPL (credito deteriorato, in sostanza cattivo pagatore). Il titolare del conto non potrà addebitare più nulla sul conto corrente e sarà escluso da ogni altra forma di credito da parte di qualsiasi altro ente creditizio. C’è una fetta consistente di correntisti, per fortuna non molto numerosa, che utilizzano lo scoperto come strumento di elasticità del conto corrente. La logica della norma è anche giusta, ma il momento è certamente sbagliato. In un momento storico dove ci vorrebbe una qualche minima elasticità, si inserisce un maggior rigore verso i piccoli clienti, verso i più deboli. Probabilmente tutti i cattivi pagatori individuati da questa norma, messi assieme, non raggiungeranno l’ammonare di una top posizione NPL di una grossa banca italiana. Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. Tanto per dire, il pericolo in Italia non viene certo dai clienti che sconfinano di 100 euro.
Chi ne subirà maggiormente le conseguenze?
“Sicuramente i piccoli clienti, le famiglie, le micro imprese. Sicuramente non riguarderà i Berlusconi, i Briatore o i Montezemolo. La logica di questo provvedimento è quella di avere conti correnti sempre con saldo positivo, un piccolo sconfinamento non è ammesso. In buona sostanza, i grandi burocrati di Bruxelles o Francoforte pensano che il nostro tessuto produttivo è fatto solo di stipendiati che ricevono lo stipendio, fanno la spesa per famiglia e pagano le bollette. Ringraziando Iddio, ci sono anche tante micro imprese che rappresentano il tessuto economico di gran parte della nostra nazione, pagano le tasse. Nessuno si occupa di loro perché hanno poco potere contrattuale, economico ed elettorale. Sono le categorie maggiormente preda della burocrazia. I grandi burocrati europei, superpagati e super distanti dalla realtà, non capiscono che per fortuna o per dispetto loro, l’Europa non è tutta uguale. Ogni lembo di questo Continente ha una storia ed abitudini diverse. Non serve l’Europa degli Stati serve l’Europa dei cittadini.“
A chi si devono rivolgere questi correntisti colpiti da questa norma restrittiva?
Sicuramente alle banche più piccole, alle banche locali, alle Banche di Credito Cooperativo: le uniche banche ancora capaci di dare ascolto, risposte ai clienti non eccessivamente facoltosi. Purtroppo, le nostre BCC sunno subendo lo stesso ostracismo ai burocrati europei. Intanto, con la riforma di Renzi del 2016, dettata dalla BCE. Le nostre piccole banche da brave realtà cooperative sono finite sotto la direzione e il controllo di una società per azioni, con buona pace della mutualità e dell’art.45 della Costituzione. In buona sostanza, le BCC erano 250 nel 2018 oggi sono già poco meno dì 200 e l’obiettivo della BCE è quello di lasciarne in piedi un centinaio. Di conseguenza, non lo dico solo io, i piccoli clienti saranno sempre più “scartati” e sempre più distanti dall’accesso al credito. Siete proprio convinti che questo modello di sviluppo, tutto incentrato sul gigantismo, stia portando benefici alla maggioranza dei cittadini europei? O siamo tutti più poveri, ma sempre più estasiati da chi diventa sempre più ricco? Ci siamo innamorati del boia!“